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Quale Dio per quale Chiesa?
Il testo costituisce la traccia di un incontro con un gruppo di adulti (febbraio 2020) sorto dalla domanda circa il senso di Dio nell'essere chiesa oggi. Si tratta semplicemente di alcuni spunti per avviare la riflessione
- «"Il nostro tesoro più eccelso": il sacramento dell'altare nel pensiero di Lutero. Dal sermone del 1519 alla Confessione sulla cena di Cristo (1528)», in M. LUTERO,
Confessione sulla cena di Cristo, a cura di A. Sabetta, Studium, Roma 2019, 7-73.
M. Lutero, Confessione sulla cena di Cristo, a cura di A. Sabetta, postfazione di G. Lorizio, Studium, Roma 2019, 304pp
Il sacramento dell'altare rappresenta il tema su cui Martin Lutero più ha scritto nel corso della sua vita. Impegnato polemicamente a difendere il senso evangelico e scritturistico della santa cena dapprima contro i papisti e poi contro l'ala radicale della riforma, Lutero nella Confessione sulla cena di Cristo del 1528 scrive una parola conclusiva sul punto più dibattuto della controversia sorta all'interno del movimento dei riformatori: il realismo del-la presenza nel pane e nel vino della cena del corpo e sangue di Cristo in forma fisica, la negazione della quale compromette il senso e il valore della Scrittura e della fede. L'opera è articolata in tre parti. Nella prima Lutero discute l'interpretazione allegorica e simbolica delle parole di Cristo nella cena presente in Zwingli, contestando vigorosamente l'interpretazione del riformatore svizzero circa il senso da attribuire all'espressione destra di Dio e all'affermazione giovannea della carne che non giova a nulla, e confutando la possibilità che l'est delle parole dell'istituzione sia da intendere come significat. Segue quindi l'analisi e il rifiuto della posizione di Ecolampadio e della sua visione dei tropi. Nella seconda parte Lutero esamina con attenzione i quattro testi biblici relativi alla cena del Signore. La terza parte, infine, è una confessione di fede, una sorta di testamento spirituale e sintesi di tutta la teologia di Lutero che ha svolto un ruolo importante nel processo di formazione dei testi confessionali luterani.
Recensito su Avvenire del 18-04-2019; da R. Cetera su L'Osservatore Romano del 2-3 maggio 2019, p. 5; da G. Ravasi su Il Sole 24 Ore-Domenica del 5 gennaio 2020; da G. Pani su La Civiltà Catotlica, q. 4072, 2020/I, 402-403; da E. Brancozzi su Rivista Sacramentaria & Scienze religiose 29 (2020), 1, 235-238; da G. Bonfrate su Gregorianum 2/2020, 496-497; Il Regno- Attualità, 8/2020, 223; da I. Macut su Služba Božja (Divine Service: Liturgical Period), 60 (2020), 4, 475-477; da R. Nardin su PATH 2/2020, 425-431; da F. Testaferri su Convivium Assisiense 1/2020, 133-135; da M. Gagliardi su Alpha Omega 23 (2020),3, 527-534; da S. Cavallotto su Chiesa e Storia X (2020), 448-452; da M. Galzignato su Studia Patavina 68 (2021), 1, 169-173; da G. Emetti su Studi di Teologia 34 (2022), 108-109.
Modernidad, historia, libertad y gracia. Lo que me ha enseñado (hasta ahora) Vico, in Cuadernos Sobre Vico, 32 (2018), 283-290
In questo contributo si evidenziano alcuni aspetti del pensiero di Vico che hanno profondamente segnato l'Autore: il ruolo di iniziatore di una "modernità altra", la storia come unico luogo per una "teologia filosofica" e il rapporto tra libertà e provvidenza. Per l'Autore, il pensiero vichiano appare antimonolitico, ricco, articolato e vario, tanto da sfuggire a qualsiasi tentativo di riconduzione entro limiti storiografici prestabiliti.
A cinquecento anni dalla Riforma luterana. Il lavoro del Progetto di Ricerca "Spiritualità della Riforma", in Dialoghi 3/2018, 80-83.
Il contributo presenta il senso, le attività e i frutti del Progetto di Ricerca interfacoltà "Spiritualità della Riforma"; tale progetto ha inteso studiare la Riforma privilegiando l'ambito storico e quello teologico, con una particolare attenzione alla dimensione esistenziale, spirituale e pastorale dei riformatori.