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Contributi in riviste scientifiche
Recensioni su riviste scientifiche
The function of the veracious hermeneutic in the fundamental theology, postfazione a I. Wojciech Korzeniowski, La funzione dell'ermeneutica veritativa di Gaspare Mura nella teologia fondamentale, LUP, Città del Vaticano 2011, 395-407.
Recensione al volume di R. White, Talking about God. The concept of analogy and the problem of religious language, Ashgate, Farnham-Burlington 2010, in Lateranum 77 (2011), 3, 741-743.
«Pastori nel tempo dell'emergenza educativa. Riflessioni su "ciò che viene prima"», in M. Cardinali (ed.), Pastori dinanzi all'emergenza educativa. Per la formazione dei formatori, LUP, Città del Vaticano 2011, 147-180.
Giambattista Vico. Metafisica e storia, Studium, Roma 2011, 186pp
G. Vico costituisce il filosofo italiano più significativo dell'epoca moderna. Considerato spesso un precursore, dimenticato a tratti dalla critica, incompreso durante la vita, egli è stato colui che prima e più di tutti ha portato la storia nella riflessione filosofica ed ha elaborato una gnoseologia, alternativa a quella cartesiana, imperniata sul principio del "verum-factum". Il volume ricostruisce la visione vichiana dell'uomo e della storia, considerando in particolare il ruolo e il significato di Dio e della trascendenza nella determinazione del suo pensiero. I capitoli del testo si occupano dei tre momenti più significativi della produzione vichiana: la metafisica e antropologia come emergono dal De antiquissima e dal Diritto universale e quindi la Scienza nuova, in cui si ritrova la visione della storia come luogo della tensione non irrisolta ma compenetrantesi fra libertà e provvidenza. La vera "rivoluzione" vichiana è il costituirsi della scienza storica, l'attribuire valore e centralità alla storia, liquidata sempre come inaffidabile sul piano della conoscenza, in quanto costitutivamente effimera e mutevole. Invece, nella fedeltà all'orizzonte epistemologico del principio del verum-factum Vico concepisce la storia quale luogo autentico del fare e quindi del conoscere umano; e allo stesso tempo essa manifesta una vera e propria "teologia filosofica", in quanto nella conoscenza storica l'uomo può compiutamente, sotto forma di scienza, conoscere quel Dio che altrimenti resterebbe sconosciuto sul piano della ragione, essendo per lui impossibile muovere dalla realtà naturale.
recensito da M. Schoepflin in Il Giornale di Brescia del 12 ottobre 2011, p. 47; da R. Sofi in Cqia. Rivista, 3-ottobre 2011, pp. 159-160; in Sapienza 64 (2011), 421; da G. D'Acunto in Alpha & Omega 14 (2011), 2, 312-315; da S. Decloux in Nouvelle Revue Théologique 134 (2012), 2, p. 335; da F. Lomonaco in Rassegna di Teologia 54 (2013), 2, 329-331 e Logos 8 (2013), 349-354; da R. Rossi in Rivista Rosminiana 2/2013, 179-182; da L. Montano Montero in Cuadernos sobre Vico, 28-29 (2014-2015), 235-236; da A. Scognamiglio in Bollettino del Centro di Studi Vichiani 44 (2014), 243-245.
Recensione al volume di C. L. Firestone, Kant and theology at the boundaries of reason, Ashgate, Farnham-Burlington 2010, in Lateranum 77 (2011),2, 508-510.