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A. Sabetta, La fede provocata. Appunti lungo la strada erta della vita, LUP, Città del Vaticano 2015, 178p
Copertina Questo volumetto si colloca in continuità con gli altri due pubblicati qualche hanno fa nella stessa collana e proprio come loro vuole essere solo una semplice traccia che attesta e mostra la sedimentazione di un cammino di fede condiviso nell'appartenenza alla Chiesa, la "carne di Cristo". Il testo è diviso in due parti. La prima raccoglie gli appunti dei ritiri tenuti per gruppi di adulti in preparazione al Natale e alla Pasqua. Essi riflettono le situazioni contingenti dei momenti in cui sono stati tenuti e la preoccupazione costante di mostrare la rilevanza umana dell'esperienza di fede che non evade il dramma della vita ma al contrario ci permette di abitarlo nella posizione umanamente migliore. In ogni incontro il tentativo è stato quello di fare interagire la vita con la fede, considerato da un lato che la vita è il luogo della fede, dall'altro che la fede pretende rappresentare la "forma" della vita, non qualcosa di essenziale ma l'essenziale. In tale senso la fede senza la vita è finita non perché, moralisticamente, chi crede debba essere considerato migliore o più capace e buono degli altri (magari fosse così!) ma perché volendo la fede riempire di senso la vita, non può essere detta e pensata senza l'implicazione del reale in cui l'io della persona fa esperienza. In questo senso la vita nella sua prosaicità come nella sua durezza questiona la fede, sia perché la mette in questione, sia perché le pone questioni, cioè domande. In questo orizzonte si colloca anche la seconda parte del teso in cui ho raccolto e rielaborato alcune note apparse nel blog del mio sito personale (www.sabetta.it); interventi brevi sorti come tentativo di oggettivare la circostanza vissuta, il dettaglio circostanziato del momento, rispetto alla misura della fede. Quel che resta è l'immagine espressa nel titolo. In quanto la fede è una realtà viva (del resto nasce dall'incontro con il Tu presente di Cristo) non può non intrecciarsi, sfidare ed essere sfidata dalla vita, senza la quale la fede diventa parola vuota, reperto archeologico privo di attrattiva per il mio reale presente. E in questo intreccio tra fede e vita, mentre la fede porta la certezza che scaturisce dalla definitività del parlare di Dio in Cristo, la vita rimane non sullo sfondo ma come lo scenario del dramma; non solo la vita, ma la fatica della vita perché vivere è un cammino e non c'è cammino che non implichi anche fatica.
"Ciò che rende l'uomo persona. Dall'erramento ferino alla ricostituzione dell'humanitas nella Scienza nuova di G. Vico", in T. Valentini - A. Velardi (a cura di), Natura umana, Persona, Libertà. Prospettive di antropologia filosofica ed orientamenti etico-politici, LEV, Città del Vaticano 2015, 59-82.

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Recensione del volume C. BÖTTIGHEIMER, Le difficoltà della fede. Riflessioni teologiche su problematiche questioni di fede ed esperienze ecclesiali, Queriniana, Brescia 2013, in Rassegna di Teologia 56 (2015), 2, 336-338.
Recensione dle volume C. BÖTTIGHEIMER, Comprendere la fede. Una teologia dell'atto di fede, Queriniana, Brescia 2014, in Lateranum 81 (2015), 1, 159-163.
Recensione del volume C. FABRO, L'uomo e il rischio di Dio, a cura di M. Lattanzio, EDIVI, Segni (RM) 2014, in Lateranum 81 (2015), 1, 174-177.

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