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Non si puo' essere sempre i primi della classe nella vita

Ci ho messo parecchio tempo nella mia vita a realizzare e ad accettare che non si può essere sempre e primi della classe, che, ahimè, c’è sempre qualcuno che sa, è, vale più di te. Mi ero abituato all’idea che al di sopra di me negli ambienti in cui vivevo non ci fosse nessuno. Ricordo da quando andavo all’asilo: bambino perfetto, attento, disponibile, intelligente encomiabile, motivo di vanto per i suoi genitori. Lo stesso alla scuola elementare e media. Non solo scolasticamente ma attorno a me regnava un’aurea di grande “celebrazione”; ero il fiore all’occhiello di mio padre e mia madre e mi ricordo che al liceo ogni volta che c’era colloquio con i genitori per loro erano momenti di grande soddisfazione perché le lodi si sprecavano. Del resto i voti parlavano chiaro con le mie medie scolastiche (sempre intorno al nove) e il 60 alla maturità. Tuttavia non era solo la scuola ma anche i rapporti l’ambito nel quale credevo di dover essere sempre il numero uno, occupando tutto lo spazio a disposizione e mal sopportando che in un’amicizia con una persona qualcuno fosse più amico di me. Così cresceva il mio io e la stima che gli altri e io avevamo di me. Del resto bisognoso o compiaciuto della stima e dell’apprezzamento che mi circondava mi davo da fare quanto più possibile per sostenere quella posizione se non addirittura per sbalordire. Tanto che alla fine del liceo il giudizio fu simile a quello che diedero al prof. Keating ne L’attimo fuggente: colui che più di tutti può fare tutto. Quando comunicai che entravo in seminario, dopo il liceo, i miei non apprezzarono soprattutto perché si chiedevano: “puoi realizzare tante cose, mica sei uno sfigato che si va a fare prete perché non sa cos’altro concludere nella vita”. Ma ero diventato grande e sapevo quello che sceglievo. Tuttavia in seminario, in cinque faticosi, drammatici ma anche bellissimi anni, ho dovuto prendere atto che quel modo di pensarmi in relazione al mondo e agli altri non era sostenibile. Nei rapporti, in modo particolare, mi sono reso conto che altri erano più importanti di me, che non ero al centro di tutto, che non è possibile avere sempre la prima piazza. Poi all’università e conoscendo numerose altre persone ho realizzato che anche sul piano dell’intelligenza non sono nulla di eccezionale e che tanti (grazie a Dio) sono meglio di me accademicamente e umanamente. Quando realizzi una cosa del genere, a parte la delusione e lo sconforto, non è certo facile cambiare atteggiamento tanto che ancora oggi quando ho a che fare con gente al di sopra di me un po’ mi rode (talvolta anche parecchio). Forse per me questa esperienza è stata l’occasione per passare ad una condizione adulta nella vita.

Commenti

Bruno Marien 2 Settembre 2008

Grazie per questo post. Sono finito sul tuo sito dopo aver letto il tuo articolo nel libro di Lorizio sulla metodologia teologica. Hai un modo lucido, chiaro e essenziale di dire le cose. Mi piace! Buon lavoro.

Antonio 20 Ottobre 2008

Son capitato qui per scaricare la dispensa e La ringrazio per questa testimonianza. Ho vissuto anch'io qualcosa di simile alle superiori, ma all'università non fui il primo della classe e dovetti prendere atto che la vita è qualcosa di più complesso di quello che pensavo. Ci sarà sempre qualcuno migliore e qualcuno peggiore in qualsiasi ambiente, però quello che noto è questo: frequentare la persona migliore può rendere me migliore, inoltre poichè nessuno è privo di difetti, noto sempre che anche la persona "migliore" ne ha. Per "fortuna" che il buon Dio ha fatto le cose per bene, con il sacramento della Confessione ci rendiamo sempre conto che la salvezza è qualcosa che ci è donato, sempre e comunque. E l'altro è sempre necessario per la mia salvezza. Sempre e comunque. E' una cosa meravigliosa perchè è in quel contesto che escono fuori i nostri limiti e ringrazio Dio anche per questo. Insomma, comunque ci muoviamo alla fine rimaniamo sempre con i piedi saldamente in terra! alla prossima.

Fabio Faggioli 29 Ottobre 2008

Io sono una persona comune e, come tale, ho letto con emozione il suo post. Che lei abbia tratti di genialità è evidente per chiunque, ancor di più per coloro che, come me, sono di statura intellettuale ordinaria. Il nostro problema è trovare Maestri che ci aiutino a diventare migliori, senza farci pesare la nostra ordinarietà. Lei ci riesce e, con la sua scelta di vita che "intercetta" le vite di moltre persone, ci aiuta a partecipare della superiorità che le è stata donata. Come vede non viviamo nel cieco caso. Grazie per il suo impegno e abbia pazienza con quelli come me. Grazie per non essere superbo.

benito 5 Novembre 2008

Sei maestro anche in questo. Racconti di te una parte tanto umana, tanto comune. Hai avuto il pregio di dirlo. "Mai abbassarsi all'altezza degli altri", ma se ci si può rifugiare all'ombra di chi ha da inseganrci, insegneremo con maggiore credibilità anche noi. Dagli errori si impara sempre, se si è intelligenti!

Auguri.....Benito

Roberto Nardin 22 Gennaio 2009

Caro Antonio,

ho letto la tua testimonianza  sul "primo della classe". Grazie per quanto hai detto con grande onestà, una vera testimonianza.

Ciao.

Roberto

luigi raparelli 24 Marzo 2011

don Antonio grazie per questo gesto profondo di umilta'

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