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Sabato 8 novembre a Termoli, hanno dialogato il prof. Giovanni Maddalena, ordinario di filsoofia teoretica all'Università del Molise e don Marcello Paradiso, docente emerito di teologia dogmatica, su fede e ragione a partire dalla prospettiva di Tommaso così come delineata nel volume che riflette sul senso della teologia e sul suo intrinseco rapporto con la filosofia secondo l'adagio per cui la grazia/fede non cancella ma perfezione la natura/ragione. L'incontro ha avuto una densa introduzione dal vescovo mons. Claudio Palumbo, storico della Chiesa, ed è stato moderato dall'autore del volume il prof. don Antonio Sabetta.
In basso è presente il riferimento al video pubblicato sul mio canale youtube che contiene la registrazione dell'evento

Si sta ultimando accademicamente (e pastoralmente) parlando un anno che per me è stato terribile per la mole di cose da fare che mi hanno impedito di concentrarmi sullo studio e portare avanti i diversi progetti editoriali che al momento sono fermi al palo, primo fra tutti l'edizione integrale del "De veritate Religionis Christianae" di Ugo Grozio. Tuttavia le lezioni e i corsi mi hanno fatto riprendere in mano san Tommaso e allora è maturata l'idea di scrivere un volumetto sul concetto e lo statuto della Teologia nel Dottore Angelico. Spero che per la fine dell'anno veda la luce. Nel frattempo segnalo l'uscita della miscellanea di studi in onore del prof. Nicola Ciola nella quale ho contribuito anch'io con un saggio dal titolo "Il riduttivismo cristologico dell'apologetica moderna. L'esempio di Samuel Clarke" (pp. 183-193). Questo l'indice del mio testo 1. All'origine del riduttivismo cristologico 1.1 Il ruolo del confronto/scontro con il deismo 1.2 La povertà cristologica dell'apologetica moderna 2. L'apologetica di Samuel Clarke (1675-1729) 2.1 Miracoli di Gesù e adempimento delle profezie come motivi di credibilità Conclusione ...
E' in distribuzione in questi giorni il volume Elogio della porosità. Per una teologia con-testuale. Miscellanea di Studi per il prof. Giuseppe Lorizio, Studium, Roma 2023, 384pp Si tratta di una miscellanea di studi offerti al prof. Giuseppe Lorizio per il suoi 70 anni. Ne sono il curatore assieme al prof. Sergio Gaburro. Ho anche contribuito al volume con un saggio sull'apologetica di Jacques Abbadie Di seguito l'Indice Profilo biobibliografico di Giuseppe Lorizio Introduzione di Nunzio Galantino I. La fede fiduciale, primo costitutivo dell'identità cristiana, di Romano Penna II. Joseph Ratzinger Tubingensis über die Offenbarung und ihre Tradition, di Eilert Herms III. L'apologetica moderna e la necessità non (del tutto) necessaria della rivelazione. L'esempio di Jacques Abbadie, di Antonio Sabetta IV. Riflessioni sul rapporto tra storia e teologia cristiana, di Lothar Vogel V. L'antropologia cristiana e la società del rischio di Ignazio Sanna VI. Pensare l'Oltre: metafisica agapica, paradosso e pensiero nomade, di Francesco Cosentino VII. Una teologia dai confini porosi ...e mondana perché cristiana, di Sergio Gaburro VIII. Rapporto, oggi, tra filosofia e teologia. In dialogo con Giuseppe Lorizio, di Adriano Fabris IX. Hans-Georg Gadamer. Ermeneutica e teologia, di Piergiorgio Grassi X. Papa Pio IX e la mancata pubblicazione del decreto Dimittantur sulle opere di Antonio Rosmini, di Luciano Malusa XI. La Croce, la carità universale e il Sacro Monte Calvario di Domodossola, di Vito Nardin XII. Marie-Dominique Chenu e l'impresa teologica. Una lettura protestante, di Fulvio Ferrario XIII. Chiesa Ortodossa, Tradizione e unità cristiana, di Dimitrios Keramidas XIV. Intelligenza Artificiale e Algoritmi Generativi: aspetti tecno-teologici, di Marco Staffolani XV. L'Apocalisse dell'Intelligenza Artificiale, di Giovanni Amendola XVI. "E il Dio cristiano è ancora il nostro". La religione del verbo secondo il monito etico di Benedetto Croce, di Rocco Salemme XVII. La fede come cammino, tensione e ricerca negli ...(Guglionesi, 10 dicembre 2023)
Il tema degli esercizi spirituali, la ripresa della cui prima lezione è in filigrana la trama di quanto andrò dicendo, è "Gesù origine e compimento della fede". Già la parola origine ci dice che la fede è un rapporto con Lui, che nasce dall'incontro con Lui come ci ricordava Benedetto XVI all'inizio della sua prima enciclica Deus caritas est. Se la fede è definita dal rapporto con Gesù c'è da chiedersi che valore abbia questo rapporto, detto altrimenti che nesso esso ha con la nostra vita quotidiana. Poiché sono i rapporti che fanno la qualità della vita, se la fede è un rapporto, tale rapporto deve e vuole avere senso e valore nella vita quotidiana, per incidere (lasciare il segno) nella vita.
Un rapporto evoca una presenza: se la vita è rapporto allora la vita è costellata di presenze il cui peso però varia a seconda dell'importanza che riconosciamo loro per la nostra vita. Non ci può essere rapporto con un'assenza, con qualcosa che non abbia carnalità. Come si sta in un rapporto: portando la propria vita e sperando, desiderando, che da quel rapporto venga un bene, una direzione, un aiuto per la nostra vita. Un rapporto implica la vita e configura un "cammino" nella fedeltà al quale si costruisce il rapporto. Camminare vuol dire essere accanto e dietro ad un Altro. La fede è cammino, non è un fatto puntuale, un "sì" detto una volta per tutte e poi è come se la vita procedesse per inerzia. Con tutto l'attrito che c'è ti fermi poco dopo! Non sopravvive una relazione se non si costruisce in un faticoso ma affascinante cammino, figuriamoci il rapporto con Cristo, se si riduce al "sì" detto un tempo mentre la vita va per i fatti suoi! A volte capita che ...
Dopo quasi due anni di lavoro, ha visto finalmente la luce un nuovo volume di testi di Martin Lutero da me curato: M. Lutero, "Il nostro più grande tesoro". Scritti sul sacramento dell'altare, a cura di Antonio Sabetta, prefazione di F. Ferrario, postafazione di G. Lorizio, Studium, Roma 2023, 328pp Il sacramento dell'altare è stato costantemente al centro della riflessione di Lutero tanto da diventare il tema a cui ha dedicato più scritti. In un primo momento Lutero è impegnato in una profonda polemica con gli abusi a cui la chiesa cattolica aveva sottoposto il sacramento. Con l'emergere dell'ala più radicale della Riforma (in particolare Zwingli e Ecolampadio) - che sosteneva un'interpretazione simbolica delle parole dell'istituzione e negava che il corpo e il sangue di Cristo fossero fisicamente presenti nel sacramento - Lutero metterà sempre più a tema il realismo della presenza del corpo e sangue di Cristo in forma fisica nel sacramento, la negazione della quale compromette non solo il senso della Cena ma dell'intero evangelo. I testi qui raccolti, tutti inediti in italiano, aiutano a capire la progressiva messa a fuoco del carattere corporeo della presenza di Cristo soprattutto a motivo dello scontro insanabile con coloro che Lutero chiama fanatici, che darà vita ad una frattura nel mondo della Riforma durata molto a lungo Il volume è preceduto da una mia lunga introduzione: A. Sabetta, L'ininterrotta riflessione di Lutero sulla Santa Cena. Lo scontro con i fanatici e la strenua difesa della presenza corporale (leiblich) di Cristo nel sacramento dell'altare (pp. 13-89) - Sul ricevere il sacramento sotto entrambe le specie (1522) - Sull'adorazione del sacramento (1523) - Sermone sul sacramento del corpo e del sangue di Cristo contro lo spirito fanatico (1526) - Le parole di Cristo "questo è il mio corpo ... ecc. " restano ancora ...
Appunti della Meditazione del Ritiro di Quaresima
(Larino, 11 marzo 2023)
La quaresima è il tempo del realismo e del lavoro, del ritorno all'essenziale (lo abbiamo vissuto il mercoledì delle ceneri) e della disintossicazione (cf l'episodio delle tentazioni di Gesù) dall'essere schiavi dell'io e delle sue voglie come disse il card. Ratzinger nella messa pro eligendo Romano Pontifice; in quella occasione il cardinale si riferiva alla dittatura dell'individualismo che è l'altra faccia, ma in definitiva coincidente, con il nichilismo; infatti quando affermi come senso o prevalenza o preferenza ciò che non è il senso (il tuo io al posto del Tu di Cristo), sei sempre nel nichilismo, ovvero nell'errore rispetto al significato vero ed ultimo della realtà, e dunque anche del tuo io, di te. Del resto dire che un senso non c'è o affermare un senso che non può essere senso non è la stessa cosa?
Il lavoro, la mortificazione (la parola bandita da tutti) è una rinuncia a sé per ritrovare sé, è una correzione di rotta necessaria perché la nostra debolezza mortale (come ci ricorda la liturgia ) ci sfinisce, cioè ci rende schiavi di un io privo della coscienza in actu exercito, privo della strada da percorrere per il suo compimento. Chi siamo, cosa vogliamo, bene o male lo abbiamo chiaro ma se non è fragile la domanda (sicuro che non è fragile?) non è altrettanto forte la risposta, la quale al massimo rischiara qualche momento della giornata (se siamo fortunati), alcune circostanze (per la verità poche) del nostro tempo, mentre tutto il resto viene risucchiato dal'individualismo, cioè dall'istintività con cui stiamo di fronte alla vita. Ossessionati dal Me, trascurati rispetto alla verità dell'Io.
E sinceramente non mi basta (uso la prima persona perché su questo posso parlare solo per me) che a 51 ...
E' in distribuzione nelle librerie e negli store on line il mio ultimo volume che si intitola:
L'inquietudine e la grazia. L'insistenza del mistero, il miracolo della fede, Tau, Todi 2022, 176 p
I testi che sono raccolti rappresentano le meditazioni tenute durante ritiri di adulti che cercano di vivere la vita secondo la forma della fede. In un tempo in cui è forte la tentazione della trascuratezza e della distrazione, diventa fondamentale lo stare dentro la realtà con la domanda di senso che ci definisce, poiché solo un io impegnato rispetto al suo cuore riesce a percepire esistenzialmente l'irruzione del mistero nella nostra vita. Non perché vogliamo ridurre Dio alla risposta alle nostre domande (diventerebbe prima o poi un idolo) ma perché il fascino che proviene dall'incontro con Cristo fa sì che questo avvenimento sia confessato non come una cosa tra le altre o un aspetto essenziale della vita ma più radicalmente come l'essenziale. Perciò abbiamo costantemente bisogno di un luogo e di gesti che educhino la domanda per riconoscere Cristo nella carne del suo corpo che è la Chiesa e seguire l'attrattiva della sua presenza. Questo seguire non è altro che la fede e la sequela ci indica il cammino come metodo, nella consapevolezza che solo vivendo la vita appartenendo a Cristo, nostra speranza, si realizza la vittoria sul nichilismo che oggi sembra il senso ultimo dell'uomo e il suo destino.
Questo è l'indice
Introduzione
L'essenziale nella vita è ricominciare
Risurrezione e sequela
1. La risurrezione principio e fondamento
2. Domanda e sequela
L'insistenza di Dio
Il miracolo dell'inizio, il cammino come metodo
1. Con gli occhi di Pietro
2. Da un atto d'amore la moralità
Dall'estraneità alla prossimità con l'essenziale
1. Estraneità e formalismo
2. La conversione come ritorno all'essenziale
3. Il rischio dell'ideologia
Sopraffatti da Cristo. Mendicanza e ...
Ritiro di Avvento
(Larino, 3 dicembre 2022)
Non so se ci avete mai fatto caso, ma gli episodi più significativi che i vangeli raccontano relativamente ai tre anni di vita pubblica di Gesù sono rappresentati da incontri. È vero che Gesù ammaestrava le folle, disputava con i farisei e i sadducei sui grandi contenuti della fede ebraica del suo tempo (la legge e il tempio) però per chi lo ha seguito tutto è iniziato da un incontro personale. L'elenco sarebbe davvero lungo ma ne voglio ricordare alcuni: il lebbroso di Mc 1, l'emorroissa, la donna sirofenicia, l'epilettico indemoniato, il cieco di Gerico, il centurione che si reca da Gesù per chiedere la grazia per il suo servo (esempio di fede perfetta lodata da Gesù) e infine Zaccheo.
Se consideriamo attentamente la dinamica e la struttura di questi incontri vediamo che il più delle volte nascono dalla coscienza del proprio bisogno, dall'urgenza della domanda investita dalla circostanza imponente e impellente che muove quelle persone verso Gesù. Un incontro nasce dalla domanda: «Senza una coscienza di noi stessi come bisogno, non possiamo accogliere con verità il dono di Cristo, l'incontro in cui Cristo si rivela essere per noi, come per Marta, l'Unico necessario al cuore, il solo di cui abbiamo veramente bisogno, di cui siamo bisogno» (Esercizi, p. 18). Dove non c'è questa domanda o non accade niente (tutte le volte che Gesù non accetta coloro che decidono autonomamente di seguirlo) o se accade anche un miracolo non ce ne accorgiamo (il caso dei nove lebbrosi purificati lungo il cammino ma che non si volgono indietro per ringraziare). Solo se c'è la domanda si può riconoscere Cristo come la sola cosa necessaria che risponde al bisogno che siamo, più che abbiamo. Questa necessità di Cristo è come se avesse un ...
Sarà in distribuzione nelle librerie e negli store on line dal 30 novembre il mio ultimo volume che si intitola:
L'inquietudine e la grazia. L'insistenza del mistero, il miracolo della fede, Tau, Todi 2022, 176 p
I testi che sono raccolti rappresentano le meditazioni tenute durante ritiri di adulti che cercano di vivere la vita secondo la forma della fede. In un tempo in cui è forte la tentazione della trascuratezza e della distrazione, diventa fondamentale lo stare dentro la realtà con la domanda di senso che ci definisce, poiché solo un io impegnato rispetto al suo cuore riesce a percepire esistenzialmente l'irruzione del mistero nella nostra vita. Non perché vogliamo ridurre Dio alla risposta alle nostre domande (diventerebbe prima o poi un idolo) ma perché il fascino che proviene dall'incontro con Cristo fa sì che questo avvenimento sia confessato non come una cosa tra le altre o un aspetto essenziale della vita ma più radicalmente come l'essenziale. Perciò abbiamo costantemente bisogno di un luogo e di gesti che educhino la domanda per riconoscere Cristo nella carne del suo corpo che è la Chiesa e seguire l'attrattiva della sua presenza. Questo seguire non è altro che la fede e la sequela ci indica il cammino come metodo, nella consapevolezza che solo vivendo la vita appartenendo a Cristo, nostra speranza, si realizza la vittoria sul nichilismo che oggi sembra il senso ultimo dell'uomo e il suo destino.
Questo è l'indice
Introduzione
L'essenziale nella vita è ricominciare
Risurrezione e sequela
1. La risurrezione principio e fondamento
2. Domanda e sequela
L'insistenza di Dio
Il miracolo dell'inizio, il cammino come metodo
1. Con gli occhi di Pietro
2. Da un atto d'amore la moralità
Dall'estraneità alla prossimità con l'essenziale
1. Estraneità e formalismo
2. La conversione come ritorno all'essenziale
3. Il rischio dell'ideologia
Sopraffatti da Cristo ...
Lo scorso 25 ottobre ho festeggiato 25 anni dall'ordinazione sacerdotale. Inserisco il saluto che ho fatto al termine della messa
Carissimi tutti,
anche se questo giorno capita nel periodo più complesso e faticoso della mia vita tra amarezze e incertezze e qualche sconforto, posso e mi sento di ripetere questa sera a voi e con voi che tutto è grazia. La vita è grazia, la fede è grazia, il ministero sacerdotale è grazia. Ringraziamo dunque Dio con animo grato perché non si stanca mai di servirsi delle nostre sgangherate e ferite umanità per continuare a farsi avvertire presente e incarnato come presenza tangibile nel mondo.
Bisogna essere grati per il dono della fede, per una vita ricca di senso, perché ci è stata fatta la grazia di incontrare il volto e la carne del mistero che fa tutte le cose dentro una concretezza fatta di persone e di storie. In fondo la vita sacerdotale è un modo per vivere l'unica grande vocazione che proviene dal battesimo, la vocazione alla santità, cioè ad una vita riuscita, piena e pregna di significato, all'altezza di quelle domande ultime che ci definiscono in ogni fibra del nostro essere.
Certo in un tempo in cui noi preti non abbiamo la stima quasi di nessuno e spesso siamo considerati dal mondo e anche da chi conta nella chiesa un problema, se non il problema della chiesa, bersaglio continuo dove se fai bene o fai del bene non se ne accorge nessuno, se sbagli ti crocifiggono rimane la domanda: ma perché uno si dovrebbe fare prete?. Non lo so, io posso rispondere solo per me perché nella fede, come diceva il card. Newman, uno può parlare solo per sé (lo chiamava il principio dell'"egotismo"). Si dice sì a questa forma di vita non ...
Omelia nel funerale di MDV
(Guglionesi, 13 luglio 2022)
Cari Fratelli e sorelle, quando lunedì si è diffusa la notizia della morte di Mauro, un sentimento di sconforto e di sgomento ci ha avvolti; se purtroppo l'esito di quella battaglia improba contro il male sembrava ineluttabile, fino alla fine abbiamo sperato che le cose andassero diversamente, che un miracolo accadesse e che avremmo riavuto Mauro tra noi. A nulla è valso anche il gesto del sostare del santo patrono dinanzi casa sua durante la processione del 3 giugno scorso, a nulla sono valse le preghiere di tanti che hanno affidato Mauro al Signore in questi mesi. Alla fine il male ha vinto, la nostra natura finita e fragile si è dovuta ancora una volta piegare alla violenza e alla disumanità del male che non guarda in faccia a nessuno, che non fa distinzioni, che sordidamente distrugge lasciandosi alle spalle cumuli di lacrime e di dolore.
Dinanzi a quello che è successo, non possiamo non chiederci perché; non possiamo non avvertire tutta l'ingiustizia di una vita interrotta senza colpe, di un'esistenza che finisce quando la vita ha ancora tanto da dire e da offrire, l'ingiustizia che deriva dal fatto che il male non pondera ma afferra senza pietà. Quanto male c'è nel mondo, quante colpe commettono gli uomini sotto questo cielo eppure chi più forse meriterebbe castighi la fa franca e le anime innocenti pagano un conto salatissimo. Ed è stato inevitabile anche chiedersi perché quel Dio che crediamo abbia fatto tutte le cose e governi il mondo con provvidenza e paternità abbia permesso tutto questo, poiché l'ingiustizia che c'è nella realtà rende ingiusto anche chi questo mondo l'ha fatto.
Poi le domande che nel frattempo si sono fatte protesta, grido, magari anche bestemmia, cedono ...
Procede il lavoro in questo tempo anche se l'estate chiede pure il riposo...
Va avanti il progetto Lutero che spero di concludere entro la fine del 2022.
Nel frattempo mi sto dedicando ad un nuovo testo nel quale raccolgo le tracce dei ritiri di avvento e quaresima che ho tenuto negli ultimi anni.
Inserisco qui il titolo (provvisorio) e l'indice. L'uscita è prevista per fine settembre
L'inquietudine e la grazia.
L'insistenza del mistero, il miracolo della fede
Introduzione
L'essenziale nella vita è ricominciare
Risurrezione e sequela
1. La risurrezione principio e fondamento
2. Domanda e sequela
L'insistenza di Dio
Il miracolo dell'inizio, il cammino come metodo
1. Con gli occhi di Pietro
2. Da un atto d'amore la moralità
Dall'estraneità alla prossimità con l'essenziale
1. Estraneità e formalismo
2. La conversione come ritorno all'essenziale
3. Il rischio dell'ideologia
Sopraffatti da Cristo. Mendicanza e sequela
Dalla dimenticanza alla familiarità con Cristo
1. Ricominciare
2. La familiarità con Cristo
3. La memoria dell'origine
Dalla paura di fronte al reale al rimanere in Cristo
1. Ancorati alla realtà
2. Una presenza vince la paura
3. Le ragioni del prevalere della paura e il riduzionismo della realtà
4. Appartenere, ovvero "rimanere"
Domanda, esperienza, autorità
1. La domanda che sorge dalla nostra finitezza
2. Prendere sul serio la domanda ultima
3. L'esperienza luogo dell'avvenimento
4. Aiutati, non soli: l'autorità
L'attrattiva e la fede
1. Le ragioni di un gesto: l'attrattiva
2. Il permanere dell'attrattiva
3. Il miracolo del cambiamento
Dalla carne di Cristo la vittoria sul nichilismo
1. Il prevalere del nichilismo
2. Il risveglio dell'umano
3. Cosa vince il nichilismo
Conversione e appartenenza
1. "Convertitevi e credete al vangelo"
2. Una nuova conoscenza: il rapporto con il Padre
L'avvenimento cristiano e la vittoria sulla distrazione
1. Noi siamo attesa
2 ...
Omelia nel funerale di Rita
(01 maggio 2022)
Ci ritroviamo insieme questa sera a dare il nostro ultimo saluto alla cara Rita che dopo una lunga battaglia contro la malattia che l'ha segnata negli ultimi anni si è dovuta arrendere al male, troppo potente perché lei, come tutti noi, potesse resistere. Lo facciamo in questa chiesa che era la sua chiesa, un luogo dove tutte le domeniche, finché ha potuto, era solita essere presente seduta al consueto banco alla mia destra con spesso accanto mia madre che lei riaccompagnava a casa dopo la messa... tutto sembra così lontano... e in questa chiesa l'ultima volta in cui ci siamo incontrati è stato il giorno in cui ha ricevuto il sacramento della confermazione, come ricordavo questa mattina al vescovo.
Dunque ci congediamo da Rita su questa terra, nella fede sappiamo che non è un addio ma un arrivederci, tuttavia questo non cancella l'abisso di dolore che chi l'ha amata vive in questo momento. Il vangelo di questa domenica ci aiuta ad entrare nel senso di quello che stiamo celebrando. Abbiamo ascoltato il cap. 21 del vangelo di Giovanni, è la seconda conclusione del vangelo, è l'ultimo atto della vita terrena da risorto di Gesù; dopo la sua ultima apparizione sul lago di Tiberiade gli apostoli non lo vedranno più, dovranno vivere della sua memoria, certi della sua presenza ma senza più il conforto della sua fisicità, della sua compagnia corporea di cui avevano goduto per quei tre anni che avevano segnato e sconvolto la loro vita. Così per Rita, oggi è il suo ultimo atto su questa terra, è il momento conclusivo, non la vedremo più, non potremo gioire e rallegrarci della sua presenza, del suo affetto, del suo sorriso, della sua gentilezza.
Il vangelo ci parla anche dello ...
Appunti per il Ritiro di Quaresima
(26 marzo 2022)
1.La speranza cristiana
L'attesa e la domanda ci definiscono; noi siamo attesa e ogni volta che siamo aiutati a vincere la distrazione dell'io a cui la realtà sempre ci inclina, non possiamo non riconoscere che nella vita in fondo ciò che ci sostiene, ciò che ci fa vivere, è l'attesa di un compimento, di qualcosa che riempia di significato le circostanze dell'esistenza, poiché non riusciamo ad accettare che la vita si riduca a quello che in essa accade, come se non avessimo da chiedere o da attenderci nulla di più e come se la realtà non fosse foriera di nulla di più che di se stessa. Siamo l'autocoscienza del cosmo e vogliamo capire il senso delle cose o meglio ci interessa dare una risposta alle domande che ci urgono e che avvertiamo inestirpabili, come quel dato ontologico che sorge nel darsi stesso dell'essere umano e rappresenta un tratto caratteristico e distintivo che ci accompagna, più o meno esplicitamente e coscientemente, in ogni passo della nostra vita.
Ma basta la consapevolezza di essere domanda per dire che si dà anche una risposta, che l'intuizione del destino insita nel darsi stesso della domanda possa essere reale, cioè qualcosa di esistente concretamente? La fede cristiana è la risposta in tal senso che investe la realtà e permette di affermarne il senso ultimo che vince il nichilismo, la tentazione del nulla, il pensare, che sempre riemerge, che le cose non hanno senso e che il loro destino sia quel nulla dal quale provengono a e cui tendono: "in nihil ab nihilo quam cito recidimus" (nel nulla dal nulla quanto presto ricadiamo) .
La speranza cristiana è allora la certezza dell'esito finale, del futuro, per cui tutta la vita è vissuta come amore a un ...
Un nuovo progetto editoriale prende forma, ancora dedicato a Lutero
Ha preso forma in queste settimane un nuovo progetto editoriale. Dedicato anche questo a Lutero, come tentativo di far conoscere il pensiero del riformatore mediante il rendere fruibili in lingua italiana suoi testi mai editi finora, il nuovo volume si pone in continuità con quello del 2019 quando ho curato la prima edizione italiana assoluta dell'opera Confessione sulla cena di Cristo del 1528, punto di arrivo dell'animata controversia sul realismo della presenza reale/fisica di Cristo nel sacramento dell'altare che aveva opposto Lutero agli altri riformatori (Zwingli in primis) con una durezza profonda.
In questo nuovo volume saranno pubblicati con una mia robusta introduzione, sempre per la prima volta in italiano, altri quattro testi di Lutero sul sacramento dell'altare così da rendere fruibile finalmente quasi tutto quello che il riformatore ha scritto sul tema (quasi tutto, restano fuori ancora alcuni altri scritti non però così significativi come quelli proposti).
I testi che saranno tradotti e editi sono:
- Sull'adorazione del sacramento (1523)
- Sermone sul corpo e sangue di Cristo contro i fanatici (1526)
- Il fondamentale testo del 1527: Che le parole di Cristo questo è il mio corpo ecc. restano ancora salde contro lo spirito fanatico
- Breve Confessione sul Santo Sacramento (1544)
Per ora ci sono anche il titolo e l'editore e ovviamente il curatore (che sarei io) e un saggio introduttivo che si annuncia molto ampia:
M. Lutero, "Il nostro tesoro più grande". Scritti sul sacramento dell'altare, a cura di A. Sabetta, Studium, Roma 2022. God willing...
...
"In Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Dio stesso, Dio da Dio, si è fatto uomo. A Lui il Padre dice: "Tu sei mio figlio". L'eterno oggi di Dio è disceso nell'oggi effimero del mondo e trascina il nostro oggi passeggero nell'oggi perenne di Dio. Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. Dio è così buono da rinunciare al suo splendore divino e discendere nella stalla, affinché noi possiamo trovarlo e perché così la sua bontà tocchi anche noi, si comunichi a noi e continui ad operare per nostro tramite. Questo è Natale: "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato". Dio è diventato uno di noi, affinché noi potessimo essere con Lui, diventare simili a Lui. Ha scelto come suo segno il Bimbo nel presepe: Egli è così. In questo modo impariamo a conoscerlo. E su ogni bambino rifulge qualcosa del raggio di quell'oggi, della vicinanza di Dio che dobbiamo amare ed alla quale dobbiamo sottometterci - su ogni bambino, anche su quello non ancora nato. Ascoltiamo una seconda parola della liturgia di questa Notte santa, questa volta presa dal Libro del profeta Isaia: "Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (9, 1). La parola "luce" pervade tutta la liturgia di questa Santa Messa. È accennata nuovamente nel brano tratto dalla lettera di san Paolo a Tito: "È apparsa la grazia" (2, 11). L'espressione "è apparsa" appartiene al linguaggio greco e, in questo contesto, dice la stessa cosa che l'ebraico esprime con le parole "una luce rifulse": l'"apparizione" - l'"epifania" - è l'irruzione della luce divina nel mondo pieno di buio e pieno di problemi irrisolti. Infine, il Vangelo ci racconta che ai pastori ...
Appunti per il Ritiro di Avvento
(4 dicembre 2021)
1. Noi siamo attesa
Nell'iniziare questo ritiro di avvento, la prima cosa che vorrei farvi notare è quella singolare unità tra il metodo di Dio (e della Chiesa) e l'essere dell'uomo.
L'anno liturgico, che inizia con la prima domenica di avvento, struttura la vita della Chiesa, è la sua routine, quel ripetersi ciclico che assomiglia al modo in cui la nostra vita si dà. Ebbene l'anno liturgico non comincia dal centro, come magari ci si aspetterebbe, esso non comincia dalla Pasqua, l'avvenimento che ha dischiuso il senso di quella storia che aveva radicalmente cambiato forma e significato alla vita di quella pattuglia sparuta di gente incerta che stava dietro a quell'uomo e alle sue interminabili provocazioni. La liturgia poteva partire dal centro e rileggere tutto nella luce di quel centro - come ad esempio fanno i vangeli che nascono come i racconti della Pasqua e dopo Pasqua ricordano e rileggono tutto nella chiarezza di senso manifestata in modo definitivo dalla risurrezione - invece inizia con l'avvento, cioè con ciò che dal punto di vista nostro, antropologicamente parlando, è il vero inizio, il principio e il fondamento di tutto, l'arché: l'attesa. Noi non viviamo l'attesa, noi siamo attesa ("tace il mio cuore e attende"). Non siamo cercatori (seekers), siamo coloro che attendono (waiters): "i beni più preziosi non devono essere cercati ma attesi" (W. Weil).
Dunque attesa, ma di cosa? Di vita, di significato, di pienezza, di compimento. L'attesa è la conseguenza dell'esperienza della domanda, non della domanda ma dell'esperienza che fai della domanda che sei. La domanda conduce alla ricerca, l'esperienza del reale ti fa riconoscere che ciò che cerchi ultimamente lo devi attendere: «per quanto siano condotti con impegno o ostinazione, nessuno dei nostri tentativi riesce a procurarci il compimento ...
E' da poco in distribuzione la mia ultima fatica editoriale, la traduzione, introduzione e cura del volume: S. Clarke, Discorso sugli obblighi immutabili Della religione naturale e sulla verità e la certezza della rivelazione cristiana, a cura di Antonio Sabetta, Studium, Roma 2021, 336pp
Nel 1705 Samuel Clarke (1675-1729) tiene alle Boyle's Lecture otto sermoni pubblicati nel 1706 con il titolo Discorso sugli obblighi immutabili della religione naturale e sulla verità e la certezza della rivelazione cristiana. Per il filosofo e teologo inglese, la ragione tanto è in grado di dimostrare l'esistenza e gli attributi di Dio, quanto di farci comprendere il contenuto della rivelazione che non è né discordante né ulteriore rispetto a ciò che la ragione può scoprire con le sue sole forze naturali. Pur essendo tali contenuti verità razionali, Dio li ha dovuti rivelare a causa della corruzione dell'umanità, così profonda e diffusa che pochi uomini sarebbero potuti giungere da soli a quelle verità indispensabili per la vita. Accertata la necessità della rivelazione segue la dimostrazione del cristianesimo come rivelazione di Dio. Anche se la credibilità dell'origine divina della religione cristiana deriva dalla piena conformità di tutti i contenuti e le dottrine credute con la ragione, tuttavia la religione cristiana è anche positivamente dimostrata provenire da Dio mediante tre argomenti: i numerosi e infallibili segni e miracoli compiuti pubblicamente da Gesù come evidenza del suo incarico divino; il perfetto compimento sia delle profezie prima di Cristo che lo riguardavano sia di quelle che lui stesso fece riguardo alle cose che sarebbero accadute dopo di lui; la testimonianza ed il martirio dei discepoli del Signore, che rappresenta il motivo principale di credibilità del cristianesimo per quanti vivono temporalmente distanti dai fatti relativi a Cristo.
Nella sezione Pubblicazioni del sito è disponibile un ...
Il prossimo 4-5 giugno l'Accademia Italiana di Studi Luterani organizza un Convegno internazionale sulla Santa Cena in Lutero in cui terrò anch'io una relazione.
L'evento potrà essere seguito on line via zoom. CI si può collegare dalla seguente pagina web
https://www.studiluterani.it/asli/archives/506
Di seguito il programma dettagliato
"LUTERO E LA SANTA CENA" Storia, ontologia e attualità
(Milano, 4-5 giugno 2021)
Venerdì 4 giugno
Ore 15:00 Saluto: Franco Buzzi - Presidente dell'ASLI
Italo Pons - membro della Tavola valdese, Milano
Heiner Bludau - Decano della Chiesa evangelica luterana in Italia
Roberto M. Pagani - Responsabile del servizio per l'Ecumenismo e il Dialogo, Diocesi di Milano
Introduzione al tema: Lubomir Žak - Direttore scientifico dell'ASLI
Ore 15:30-16:30 Moderatore: Lubomir Žak
I. Relazione: Johannes Schilling, La genesi e lo sviluppo della teologia della Cena di Lutero
II. Relazione: Paolo Ricca, La disputa di Marburgo (1529) rivisitata alla luce della Concordia di Leuenberg (1973)
Ore 16:30-17:00 Discussione Ore 17:00-17:30 Intervallo
Ore 17:30-18:30 Moderatore: Michele Cassese
III. Relazione: Antonio Sabetta, Il realismo sacramentale di Lutero. Significato ed importanza
IV. Relazione: Dieter Kampen, La Santa Cena come incontro con il sacro
Ore 18:30-19:00 Discussione
Sabato 5 giugno
Ore 9.00-10:00 Moderatore: Markus Krienke
V. Relazione: Angelo Maffeis, La critica di Martin Lutero alla dottrina della transustanziazione
VI. Relazione: Sergio Rostagno, La immedesimazione di Cristo e credente nella Cena
Ore 10:00-10:30 Discussione Ore 10:30-11:00 Intervallo
Ore 11.00-12:30 Moderatore: Franco Buzzi
VII. Relazione: Lubomir Žak, Il Sacramento dell'altare nel contesto dei catechismi di Lutero. Una lettura teologico-fondamentale
VIII. Relazione: Michele Cassese, L'efficacia della S. Cena in Lutero: il suo valore ecclesiologico e terapeutico
IX. Relazione: Markus Krienke, D. Bonhoeffer come interprete della teologia del Sacramento dell'altare di Lutero
Ore 12:30-13:00 Discussione
Ore 15:30-16:30 Moderatore: Antonio Sabetta
X. Relazione: Mario Galzignato, Il vere sacrificium propitiatorium di Trento e il "sacrificio d'intercessione" nel BEM. Le ...
Sulla speranza che ci infonde la Pasqua
Appunti dall'Omelia per il funerale di A.R. (5 prile 2021)
Siamo rimasti tutti sgomenti e costernati quando sabato mattina ci ha raggiunti la notizia della morte di ... In questi circa nove mesi, dopo l'episodio e la malattia che lo avevano riguardato e così profondamente segnato, con discrezione ed attenzione abbiamo seguito i piccoli passi, i piccoli miglioramenti sperando che pur nella gravità della situazione lui potesse tornare ad una vita il più possibile vicina alla normalità. Invece sabato la notizia della morte, quella morte che ha posto la pietra tombale su tutto, azzerando speranze e lasciando nel cuore una profonda tristezza in noi quasi "estranei", e un lancinante dolore nei suoi cari e nei suoi amici più stretti. E come sempre accade in queste circostanze si è levata con forza e durezza la domanda sul perché, unita ad uno sconforto e ad un senso di profonda ingiustizia. Perché morire quando la vita ha ancora tanto da offrirti, quando hai ancora addosso progetti e speranze, figli da crescere, sogni da realizzare, una vita ordinaria da custodire, comportamenti da emendare, promesse da mantenere, attese da vedere compiute, affetto da dare, amore da consumare, peccati da riparare? Per quanto non ci stanchiamo e non ci saziamo mai di vivere, non è la stessa cosa morire dopo un'esistenza lunga e morire a 49 anni, quando sei nel pieno di quel vortice intenso e bellissimo che è la vita. E questo ci fa avvertire un senso di profonda ingiustizia che mette profondamente in dubbio la bontà della vita, l'idea di un Dio creatore e provvidente, la giustizia in questo mondo e nel suo (presunto) autore. Questo dolore e queste domande non ce le toglierà mai nessuno. Chi era più vicino al nostro amico se le porterà per ...
Appunti dalla Meditazione per il Ritiro di Quaresima
(Guglionesi, 7 marzo 2021)
Con il mercoledì delle Ceneri abbiamo iniziato il tempo della quaresima, quaranta giorni (sei settimane) che ci preparano a vivere la Pasqua, il centro della nostra fede, l'evento senza il quale, come ci ricorda san Paolo la nostra fede è vana e noi saremmo i più ridicoli e e da commiserare tra gli uomini (cf 1Cor 15,13-19). Già l'ampiezza del tempo della quaresima ci dovrebbe ricordare e richiamare la sua importanza di queste settimane che di solito facciamo scorrere come le altre, come se nulla di nuovo segni il nostro tempo solo perché siamo in quaresima. Perché la chiesa ha sempre stabilito per la quaresima delle regole, dei sacrifici: dal digiuno dalla carne per quaranta giorni all'astinenza il venerdì al digiuno all'inizio e a conclusione - ceneri e venerdì santo -, uno stile frugale ed essenziale scandito da preghiera, digiuno ed elemosina? Perché siccome noi abbiamo l'innata e radicata tendenza a dimenticare, ci occorrono dei gesti oggettivi ed esterni che ci richiamino alla verità del mistero incontrato e celebrato e dunque la premura della chiesa è aiutarci a che non passi invano la memoria della risurrezione di Cristo, l'evento che rende vero tutto ciò che c'è prima, il sigillo che ha confermato definitivamente gli apostoli circa la verità di tutto quello che avevano vissuto con quell'uomo.
Ebbene il tempo di quaresima si è aperto con l'imposizione delle ceneri, gesto che viene compiuto dal sacerdote pronunciando una di queste espressioni, estremamente riassuntive di quello che siamo e di quello a cui siamo chiamati. Anzitutto: "ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai". Una frase che contiene tutto il realismo necessario per ricordarci di cosa siamo impastati: polvere, cioè contingenza, cioè fragilità, cioè bisogno e quindi domanda, ovvero ...
Non mi ci ero mai soffermato, ma quest'anno mi cattura un dettaglio, cioè che Gesù nasce di notte. La notte, questa parola così presente nella vita. La notte che sin da bambino ti incute timore e paura, la notte che non vuoi stare da solo e cerchi la compagnia rassicurante di qualcuno che ti aiuti a fronteggiare la paura con la sua presenza; la notte che da grandi diventa spesso rifugio dalla realtà, il luogo dove evadere da ciò che ci opprime e non ci corrisponde. La notte metafora del buio e dell'oscurità, quel buio che ti fa paura e ti paralizza, che ti fa smarrire la direzione e la strada, che ti fa percepire il senso profondo della solitudine e l'impotenza dinanzi alla durezza della vita; la notte che evoca freddo e ti fa avvertire urgente il bisogno del calore e della luce... le tenebre che accompagnano il senso della fine di tutto, il trionfo del male nelle sue molteplici interminabili forme con cui ci raggiunge togliendoci tutto; la notte oscura della vita e della fede, quando ogni cosa, anche ciò che più conta, perde senso e ragione, splendore e bellezza, valore e bontà. Gesù nasce di notte... è incredibile come già il suo nascere avvenga di notte, a condividere tutto, ma nello stesso tempo a ricordarci che nella notte lui c'è, nell'oscurità lui viene, nel dolore assoluto egli non ci abbandona, nella disperazione ci rimette in moto. Un Dio bambino, che ti fa compagnia, che non ti lascia solo nelle tenebre fitte della vita, quando ogni cosa si dissolve e ti senti smarrito. Mentre cammino nelle tenebre c'è una grande luce; non riesco ancora a prorompere in grida di gioia ma so dove e a chi guardare. Quest'anno il Natale per me è questo
Buon ...
Appunti per il Ritiro di Avvento della Fraternità
(13 dicembre 2020)
Già nel 1885 il filosofo F. Nietzsche definiva il nichilismo "il più inquietante fra tutti gli ospiti". Nella sua analisi lucida e drammatica della condizione umana, egli prendeva atto di questa presenza, la più inquietante, con cui dobbiamo fare i conti nella vita. La nostra contemporaneità, le nostre vite appaiono segnate da questa tentazione ricorrente che è sempre presente in noi, ma che in alcuni momenti della storia è come se fosse più evidente al punto da condizionarci, più o meno consapevolmente, la vita. Non è una questione di idee ma una situazione esistenziale.
Ora il nichilismo che abita la nostra vita prende due forme strettamente collegate fra loro. Da un lato l'idea, o meglio il sospetto, che la realtà sia nulla, non abbia consistenza, che vi sia solo l'effimero e che dunque tutto è illusione e nulla . Dall'altro lato la conseguenza di questo sospetto sulla nostra vita: se tutto è nulla ed effimero la vita non ha senso, non ha alcun valore, e non serve a niente cercare fini o darsi da fare per qualcosa. Poiché noi siamo costitutivamente definiti dalla domanda e dal bisogno di un senso, il sospetto che nulla abbia senso o che il nulla sia il senso di tutto (che è lo stesso), distrugge la tua umanità generando paura, disaffezione, tristezza perché nulla vale veramente la pena.
Il nichilismo conduce a questa percezione e anche paura dell'inutilità: tutto è in-utile, la vita non ha alcuna utilità, non serve a nulla e quindi non ha senso. Siccome però non ce la facciamo a vivere con la coscienza di questo dato che ci devasterebbe cerchiamo la distrazione. In fondo perché abbiamo bisogno di distrazione? Perché la realtà non ha attrattiva, e non ha ...
In un tempo in cui la teologia sembra fare molta fatica per legittimarsi all'interno della vita di fede e nel ...
